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Alla fine dell'Ottocento vennero prodotte molte proposte progettuali atte alla valorizzazione e riprogettazione dei giardini di Castello a Venezia, ampia area verde scarsamente fruita dalla popolazione a causa della posizione periferica rispetto ai centri della vita urbana. Tra questi progetti vi era l'intento, poi concretizzato, di realizzare una serra (tepidarium) in "vetro e ferri", un'architettura rappresentativa atta ad ospitare le palme e le altre piante decorative utilizzate per la coeva Esposizione Internazionale d'Arte. Il progetto iniziale, redatto nel 1893 dall'Ingegnere Trevisanato, ingegnere capo dell'ufficio tecnico del Comune di Venezia, prevedeva due versioni: una serra in muratura dall'aspetto austero e una variante in "ferro e vetri" dal disegno elegante e minuto. Venne realizzata nel marzo del 1894 la versione in carpenteria metallica, con l'intento politico di dare lavoro agli operai disoccupati delle ditte locali di metallurgia, settore industriale all'epoca in grave crisi economica. L'edificio fu inserito alla fine di Viale Garibaldi, che all'epoca ospitava i tre conventi di San Domenico (1312), San Antonio (1346) e Sant'Anna (1242), collegati reciprocamente dal tessuto abitativo popolare. L'avvento di Napoleone comportò profonde trasformazioni urbane e, con la soppressione degli ordini monastici (1809), si decretò la demolizione delle plurisecolari zone conventuali. Al fine di plasmare Venezia sul modello delle grandi capitale europee, si decise quindi di convertire l'area a Giardini pubblici tramite la realizzazione, parziale, del progetto di Giannantonio Selva (1810). L'edificio ottocentesco fu inserito nei giardini pubblici come emergenza architettonica posta alla fine del lungo viale alberato, isolato dal tessuto cittadino circostante costituito prevalentemente da densa edilizia abitativa. La scelta di adottare una copertura in lamiera sottolineava volontà di far emergere architettonicamente la srra, poiché a Venezia solo gli edifici più rilevanti erano caratterizzati dall'uso di questo tipo di copertura (ad esempio il Ponte di Rialto o le cupole di San Marco e di altre numerose chiese). In una rara fotografia del 1927 è ritratta la serra con i serramenti aperti e parzialmente schermati da tendaggi esterni (in galleria la foto in bianco e nero della Serra dei Giardini nel 1929 tratta dal Fondo Giacomelli) testimoniando l'aspetto originale della serra, le cui superfici erano verniciate di bianco ncome la maggior parte delle coeve serre europee. In seguito alla sua edificazione la serra fu oggetto di interventi di trasformazione che, in modo più o meno improprio, interessarono l'edificio e il suo intorno. Il colore fu cambiato, le lamiere del tetto sostituite con altri materiali e, nel secondo dopoguerra, al fine di aumentare la produttività nel campo della floricoltura furono realizzati cassoni solari in calcestruzzo incassati al suolo e alcuni edifici destinati a funzioni di servizio. I fatiscenti corpi di fabbrica in cemento armato addossati alla serra furono parzialmente demoliti a metà degli anni novanta del secolo scorso, liberando l'intorno da volumetrie di nessun valore storico. Ulteriori modifiche vengono apportate all'edificio nel corso degli anni: il manto di copertura viene sostituito con tegole marsigliesi, vengono aggiunti altri cassoni solari in cemento e serre seminterrate, disseminate in modo disordinato nell'area verde antistante la serra, viene realizzato un corpo più basso in ferro e vetro come locale di servizio, collegato al manufatto originario con due rampe di scalini, e viene installata una nuova caldaia con termosifoni circolari alettati in ghisa nel 1929. All'inizio degli Anni Novanta, infine, la Serra, sede di deposito e attività dei giardinieri comunali, viene definitivamente dismessa e subisce un lento ma inarrestabile declino e, solamentenella primavera del 2006, vengono realizzate alcune opere di presidio e viene messa in sicurezza la copertura. Ringraziamo l'architetto Marco Ercole autore di "Architetture di vetro e metallo del XIX secolo, cenni storico-tecnologici sulle costruzioni simbolo della Modernità. Un esempio veneziano, la serra municipale dei giardini di Castello: conoscenza e restauro" pubblicato nel numero di marzo 2008 della Rivista della Stazione Sperimentale del Vetro, per aver concesso di riprodurre i contenuti dell'articolo.